«Poi la signora Cristina si riposò un poco e parlò.
«Tu sei il sindaco» disse «e questo è il mio testamento. La casa non è mia
e i miei pochi stracci dalli a chi ne ha bisogno. I miei libri tienli tu che ne
hai bisogno. Devi fare molti esercizi di comporre e studiare i verbi.»
«Sissignora» rispose Peppone.
«Voglio un funerale senza musica perché non è una cosa seria. E voglio un
funerale senza carro, come nei tempi civili. Con la cassa portata a spalle, е sulla cassa voglio la bandiera.»
«Sissignora» rispose Peppone.
«La mia bandiera» disse la signora Cristina. «Quella che è lì a fianco
dell’armadio. La mia bandiera, con lo stemma.»
E fu tutto, perché poi la signora Cristina sussurrò: «Dio ti benedica anche
se sei bolscevico, ragazzo mio». E poi chiuse gli occhi e non li riaperse più.
«Questo ve lo dico come sindaco, e come sindaco e interprete della volontà
di tutta la cittadinanza, vi ho chiamato qui perché domani non si rimproveri
che faccio di mia testa. Il fatto è che la signora Cristina ha espresso come
sua ultima volontà di essere portata a spalle nella bara e sopra ci vuole la
bandiera con lo stemma. Qui ognuno dicha como la pensa. I rappresentanti dei
partiti reazionari fanno il piacere di stare zitti perché tanto sappiamo benissimo
che loro sarebbero felicissimi anche se ci fosse la banda che suona la
cosiddetta marcia reale.»
[…]
Poi fu la volta del rappresentante dei democristiani.
«La volontã dei morti è sacra» disse con voce solenne. «E la volontà della
defunta signora è particolarmente sacra per noi perché tutti l’amiamo e la
veneriamo e guardiamo alla sua attività prodigiosa come a un apostolato. E
appunto per questa venerazione e per questo rispetto alla sua memoria, siamo dell’avviso
di cercare di evitare ogni minimo atto irrispettoso che, pur rivolto ad altro
oggetto, suonerebbe come offesa alla sacra memoria dell’estinta. Perciò anche
noi ci associamo agli altri nello sconsigliare l’uso della vecchia bandiera.»
Peppone approvô gravemente con un cenno del capo. Poi si rivolse a don
Camillo, i1 quale era stato convocato anche lui. E don Camillo era pallido.
«Cosa ne pensa il signor parroco?»
«Il signor parroco prima di parlare aspetta di sentire quale sia il parere
del signor sindaco.»
Peppone si raschiò un poco in gola e prese la parola.
«In qualità di sindaco» disse «vi ringrazio per la vostra collaborazione, e
come sindaco approvo il vostro parere di evitare la bandiera richiesta dalla
defunta. Però, siccome in questo paese non comanda il sindaco ma comandano і comunisti, come capo dei comunisti vi dico che me
ne infischio del vostro parere, е domani la signora Cristina andrà a1 cimitero con la bandiera che vuole lei
perché io rispetto più lei morta che voi tutti vivi, e se qualcuno ha qualcosa
da obiettare lo faccio volare giù dalla finestra! Il signor prete ha qualcosa
da dire?»
«Cedo alla violenza» rispose allargando le braccia don Camillo che era
rientrato nella grazia di Dio.
E così il giorno dopo la signora Cristina andò al cimitero nella bara
portata a spalla da Peppone, dal Brusco, dal Bigio e dal Fulmine. E tutt’e
quattro avevano al collo i loro fazzoletti rossi come il fuoco, ma sulla bara
c’era la bandiera della signora maestra.
Cose che succedono lâ, in quel paese strampalato dove il sole picchia martellate
in testa alla gente e la gente ragiona più con la stanga che col cervello, ma
dove, almeno, si rispettano i morti.»
Don Camilo, volumen recopilatorio
de pequeños relatos de la vida de un pueblo bajo el sol de la llanura del Po en
la posguerra y tras el Referendum Istituzionale de 1946 que cambió en Italia la
monarquía por la república, se publicó en 1948, hace poco más de 70 años.
Guareschi escribió muchos otros relatos y libros,
pero claro, como no se los escribieron, qué iba a saber él.
Tal vez sólo las enseñanzas de una vieja maestra
de pueblo, y lo aprendido de un pueblo que defiende sus ideas mientras respeta
a los muertos.
Créditos:
Extractos del relato La maestra vecchia, incluido en el volumen Don
Camillo, de Giovannino Guareschi, tomados de la 34ª edición en BUR-Rizzoli
(diciembre de 2017), de la biblioteca del autor (pág. 235-237).
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